Per i nisseni è uno dei simboli della storia della città ma, se la Soprintendenza ai Beni Culturali non farà dietro front, sarà smantellato, già a partire da domani. L’antenna Rai di Caltanissetta, entrata in funzione nel 1951 per trasmettere il segnale radio sui paesi che si affacciano sul Mediterraneo, è la struttura più alta d’Italia.
Un impianto spento da 17 anni
Gestito nell’ultimo periodo da Rai Way, l’impianto è stato spento il 9 agosto 2004, a causa del progressivo calo dell’audience dalle Am (modulazione di ampiezza) e per l’alto costo di mantenimento degli impianti. Considerata un’opera di altissimo ingegno sorge sulla collina Sant'Anna, misura 286 metri di altezza, poggia su una sfera di ceramica e sembra una matita con la punta in basso.
Niente vincoli
Adesso la soprintendenza ai Beni Culturali in una nota ha dichiarato che non esistono vincoli né paesaggistici, né culturali, e domani, lunedì 22 novembre, così come comunicato da Rai Way, inizierà lo smantellamento.
Gli ambientalisti
Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Wwf Sicilia, Legambiente e il comitato Parco Antenna Sant'Anna hanno diffidato, da tempo, la soprintendente Daniela Vullo a revocare entro 48 ore i pareri emessi e, qualora ciò non dovesse avvenire, adiranno le vie legali. «È un’antenna che non trasmette più - spiega il presidente Legambiente di Caltanissetta Ivo Cigna - e quindi non inquina, ha un alto valore storico culturale e insiste su una collina di straordinaria bellezza. Da tempo proponiamo tra le altre ipotesi quella di costruire un museo delle telecomunicazioni. In questo momento esistono due cordate di imprenditori interessate a questo sito. È stata avanzata anche un’altra ipotesi: poiché il Mediterraneo sta diventando luogo di eventi meteorologici estremi, gli enti di ricerca sarebbero interessati a utilizzare la cima dell’antenna per fare un luogo di ricerca e studio. Sarebbe l’unico presente nel Mediterraneo».
Lo scrittore
«Sono totalmente contrario allo smantellamento dell’Antenna Rai di Caltanissetta», dice Enzo d’Antona, giornalista nisseno, ex direttore de La Città di Salerno e de Il Piccolo, autore del libro «Gli spaesati», che ha definito l’antenna di proprietà di Ray Way un «grosso elemento identitario della città». Per d'Antona «nessun nisseno sarà favorevole allo smantellamento, per noi è un simbolo. È talmente alta che anche se ti trovi nei pressi della Valle del Salso o in autostrada la noti e a ogni nisseno che tornava da fuori si apriva il cuore nel rivederla. Ti annunciava l’arrivo nella tua città. Negli anni ci sono stati tanti progetti e proposte. Poiché ha dei tiranti, c'era anche stata la proposta di fare un albero di Natale visibile da tutta la Sicilia, però vedo un difetto di volontà da parte delle istituzioni, anche da parte della Regione. Questi sono simboli identitari».
D'Antona lancia una proposta: «Perché non considerarla bene culturale di archeologia industriale? Di per sé - prosegue lo scrittore - è un monumento di questo tipo. Purtroppo quello che si sta verificando è successo per tante costruzioni di tipo industriale. Già a Caltanissetta è successo per la sede storica della Fiat in viale della Regione, bellissima, un esempio rarissimo di archeologia industriale, fu abbattuta. Se vogliono abbatterla che facciano un referendum e chiedano ai cittadini. La lascerei così com'è perché di per sé è un simbolo, un bene da conservare».