Pubblicità, canone, rapporto con il potere: le televisioni pubbliche europee funzionano molto diversamente da Paese a Paese come lo dimostrano gli esempi britannico e tedesco. In Italia, il canone annuale è di 106 euro per il 2008, il più basso dell'Unione europea. Ma la Rai è finanziata solo per il 47% circa dal canone, per il 40% dalla pubblicità e per il 13% da altri introiti come la vendita di diritti (sport, film, ecc.). In Gran Bretagna, i profitti delle radio e delle tv pubbliche che fanno capo alla British Broadcasting Corporation (Bbc) derivano quasi interamente dal pagamento del canone il cui ammontare va dalle 139,50 sterline (181,40 euro) per famiglia. Sulla Bbc non esiste pubblicità. Secondo l'ultimo rapporto annuale disponibile relativo all'anno fiscale 2006/2007, il volume d'affari totale della grande emittente radio-televisiva britannica è stato di 3,27 miliardi di sterline (4,38 miliardi di euro), di cui 3,24 miliardi (4,34 miliardi di euro) generati dal canone. Nell'autunno del 2007 la direzione della Bbc ha chiamato in causa una flessione nelle entrate per giustificare un ampio programma di tagli che punta alla riduzione dell'8% degli effettivi (23.000 dipendenti attualmente). La Bbc propone 8 canali televisivi, 10 radio e più di 50 canali tv e radio locali. In Germania, i canali televisivi pubblici Ard e Zdf sono finanziati all'80% dal canone che è di 204 euro all'anno per famiglia, pari ad un totale di 7,3 miliardi di euro. La pubblicità rappresenta meno del 5% delle entrate delle emittenti pubbliche: il resto deriva da co-finanziamenti o dalla vendita di programmi televisivi. Sui due canali, non c'è pubblicità dopo le 20. Su Ard la pubblicità rappresenta l'1,1% dei tempi di programmazione. Su Zdf è invece limitata a 20 minuti al giorno. I canali pubblici sostengono che questo severo regolamento impedisce loro di essere competitivi rispetto alle emittenti private. Da parte loro, i media privati denunciano una concorrenza sleale: i gruppi pubblici beneficiano infatti della "manna" del canone, anche per i loro portali interni. Sollecitata da Bruxelles ad attenersi alle regole della concorrenza, la Germania il 12 giugno ha aperto ad una limitazione delle attività dei gruppi audiotelevisivi pubblici su internet. (Apcom)