Ha avuto una proroga di un paio di mesi, ma il termine ultimo del 28 febbraio si sta avvicinando. In quella data il potente impianto della radio pubblica ceca sui 270 kHz in onde lunghe verrà definitivamente spento. La costruzione dell'impianto di Topolná è iniziata nel 1950 e il trasmettitore è attivo dai suoi due tralicci di 257 metri dal 1951, anche se ufficialmente venne inaugurato nel 1952. Al massimo della sua potenza Topolná ha operato a 1500 kW ma oggi ne utilizza meno della metà, 650. Lo si può ascoltare dal mattino presto fino alle 23 UTC, la mezzanotte in Italia e con il buio il segnale diventa praticamente locale qui nell'Italia del nord. Per Český rozhlas i costi delle operazioni e della manutenzione sono diventati troppo elevati, ci sono ancora due settimane per ascoltare il segnale e cercare di ottenere una conferma.
Questa sera la storia cecoslovacca di quel periodo è tornata alla ribalta con la trasmissione del film televisivo Burning bush, dedicato alla memoria di Jan Palach, lo studente di filosofia poco più che ventenne che nel gennaio del 1969 si cosparse di benzina e si diede fuoco in piazza San Venceslao, in pieno centro di Praga. Il regime autoritario cecoslovacco crollò solo vent'anni dopo, nel 1989, proprio in seguito alle silenziose proteste per l'anniversario di Jan. Dopo la Rivoluzione di velluto, la prima a essere nominata ministro della Giustizia fu Dagmar Bureová, un'avvocatessa che nei mesi successivi alla morte di Jan patrocinò uno dei processi più coraggiosi di quell'epoca di oppressione. Era accaduto che un alto funzionario di partito e deputato, Vilém Nový, aveva portato avanti una campagna di diffamazione che puntava chiaramente alladamnatio memoriae del giovane suicida. Nel corso di una riunione nella località di Česká Lípa Nový aveva riferito di una indagine del ministero degli Interni, secondo cui il gesto di Palach avrebbe dovuto essere una semplice provocazione ordita per screditare il Partito Comunista e gli occupanti sovietici che avevano stroncato la Primavera di Praga. Sobillato da un gruppo di complottisti, tra i quali lo scrittore Pavel Kohout e persino l'atleta Emil Zátopek, Palach avrebbe dovuto solo fingere di darsi fuoco, utilizzando una sostanza (inesistente) chiamata "fuoco freddo". Ma in qualche modo Palach sarebbe poi stato ingannato e i suoi compagni avrebbero sostituito il fuoco freddo con la benzina. Per queste affermazioni, che erano state ripetute da Nový anche in occasione di una intervista con la France Presse, la madre di Jan, Libue Palachová con il fratello, intentò una causa di diffamazione che apparve subito difficilissima. Le autorità cercarono di sabotare in ogni modo l'indagine della Bureová che venne tradita anche dai testimoni a favore. Ma all'ultimo momento saltò fuori la registrazione dell'incontro di Česká Lípa, effettuata da una troupe della redazione Agricoltura di Radio Praga. Quella registrazione venne acquisita al processo, insieme alla testimonianza del tecnico Vladimír Hončík ma non bastò a vincere la causa: la corte decretò che Nový, nella sua posizione di politico aveva il dovere di difendere l'immagine della Cecoslovacchia. La madre e i ricorrenti dovettero pagare le spese dell'istruttoria e furono dichiarati nemici del socialismo.
Ci crediate o no quella registrazione di 45 anni fa che non andò mai in onda è rimasta intatta e la si può ascoltare su You Tube, con la voce originale di Vilém Nový. Il quale non fece purtroppo in tempo ad assistere alla fine del regime che ebbe il suo così solerte contributo. Dagmar Bureová, invece, è ancora viva e ha 85 anni.
Ci crediate o no quella registrazione di 45 anni fa che non andò mai in onda è rimasta intatta e la si può ascoltare su You Tube, con la voce originale di Vilém Nový. Il quale non fece purtroppo in tempo ad assistere alla fine del regime che ebbe il suo così solerte contributo. Dagmar Bureová, invece, è ancora viva e ha 85 anni.