sabato 2 febbraio 2019

Caltanissetta, il Parco-Museo "Sant'Anna" nel Piano triennale delle opere pubbliche

L'Amministrazione Comunale di Caltanissetta inserisce il Parco-Museo "Sant'Anna" nel Piano triennale delle opere pubbliche. Dunque, un risultato di particolare importanza per la nostra città, per il nostro territorio. Un ulteriore passo in avanti verso la realizzazione degli obiettivi tenacemente perseguiti dal Comitato Parco Antenna Sant'Anna di Caltanissetta, costituito da diversi soggetti - pubblici e privati - tra cui Italia Nostra. Come abbiamo affermato in altre occasioni, il Parco Sant’Anna è un progetto, un traguardo irrinunciabile per la città di Caltanissetta. Noi di Italia Nostra questo lo abbiamo sempre sostenuto. Così come abbiamo sempre sostenuto e lottato per la fruizione del Parco Dubini. E’ attraverso la realizzazione di progetti come questi che la città può finalmente riqualificarsi, rigenerarsi. Ridefinire i propri spazi e i propri orizzonti. La Città di Caltanissetta custodisce al suo interno un patrimonio naturalistico-paesaggistico e storico-tecnologico di rilevante valore. Ci riferiamo al grande spazio verde di Colle Sant’Anna (di circa 16 ettari) e alle peculiari strutture architettoniche e tecnologiche qui realizzate, tra il 1949 e il 1950, per farne un importante impianto radiotrasmettitore. Un impianto per la radiodiffusione in onde medie e corte. Il suo principale elemento è un’antenna omnidirezionale di 286 metri di altezza. L’impianto è generalmente indicato con il nome di Antenna RAI di Caltanissetta”. «L’inizio dei lavori di costruzione risale al 1949, quando ci fu l’esigenza da parte della RAI di rendere fruibile la ricezione del segnale nei paesi del Mediterraneo e del Nord Africa. I costi di costruzione furono di 146 milioni di lire dell’epoca; l’azienda costruttrice fu la CIFA (Compagnia Italiana Forme e Acciaio). L’impianto, di proprietà della RAI, fu inaugurato il a 18 novembre 1951 dall’allora ministro delle telecomunicazioni Giuseppe Spataro e dal presidente della RAI Cristiano Rindomi, insieme ai presidenti in carica e uscente della Regione Siciliana Franco Restivo e Giuseppe Alessi. L’impianto per anni è stato utilizzato per la trasmissione in onde lunghe sui 189 kHz. L’impianto ad onde corte, costituito da antenne separate dalla struttura principale, operava sulle frequenze di 6060 kHz con 3 kW di potenza, mentre sui 7175 e 9515 kHz con 5 kW. In precedenza, l’impianto sui 6060 kHz era usato con una potenza di 25 kW. L’antenna è stata utilizzata anche per le trasmissioni di un notiziario in lingua araba trasmesso in onde medie (Caltanissetta 1 – 567 kHz). Fino al 1965 l’antenna deteneva anche il primato di struttura più alta d’Europa; il record fu poi battuto dalla Belmont Transmitting Station, alta 351,65 metri, situata in Gran Bretagna; quest’ultima è tuttora la più alta struttura di tutta l’Unione europea, seconda solo alla Torre della TV di Vinnycja in Ucrainaalta 354 metri. La struttura più alta al mondo è il grattacielo Burj Khalifa negli Emirati Arabi Uniti, alto ben 828 metri. Al 2015 l’antenna RAI di Caltanissetta è la 43ma torre di trasmissioni per altezza censita al mondo. L’antenna è sita alla sommità della collina di Sant’Anna di Caltanissetta , collina che ha un’altezza sul livello del mare di 689 metri s.l.m., la sommità dell’antenna è quandi alta 975 metri. Gestito nell’ultimo periodo da Rai Way, l’impianto è stato spento il 9 agosto 2004, a causa del progressiva disaffezione dell’audience dalla radio AM e per l’alto costo di mantenimento degli impianti, costo che ha spinto numerose emittenti ad abbandonare le trasmissioni in queste bande. Secondo i dirigenti di Rai Way dal 1982 il traliccio è stato verniciato una sola volta e per questa operazione sono occorsi trenta giorni di lavoro con quattro unità lavorative, senza l’utilizzo di alcun ponteggio. La RAI, nel 2004, una volta disattivato l’impianto, ha espresso l’intenzione di demolire la struttura – ormai inattiva e con alti costi di manutenzione; infatti, per la manutenzione periodica sono coinvolti tecnici specializzati er i lavori ad alte quote.» (Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Antenna_RAI_di_Caltanissetta) La particolare struttura tecnologica è situata sulla sommità del colle Sant’Anna, a 689 metri s.l.m., mentre il vertice dell’antenna raggiunge i 975 metri s.l.m.. Essa è costituita da una torre autoportante in acciaio a traliccio, provvista di tiranti. L’antenna è fissata al suolo mediante quattro piloni di ancoraggio e poggia su due isolatori in porcellana del peso di 16 quintali ciascuno. L’antenna possiede dispositivi tecnologici che raggiungono tutto il bacino del Mediterraneo ed è tenuta in piedi grazie ad una base a semisfera che poggia su un’altra semisfera. Anche il nipote di Guglielmo Marconi, in visita a Caltanissetta, ha ammirato “il gioiello tecnologico” che si tiene in piedi come una matita sottilissima attraverso un sistema di tiranti che consentono particolari oscillazioni. La struttura presenta apparecchiature trasmittenti che, per la natura del segnale, furono poste in quota. Gli edifici annessi all’antenna, in buono stato di conservazione e la cui architettura riconduce al linguaggio razionalista-funzionalista, custodiscono preziose apparecchiature d’epoca, che potrebbero far parte di un eventuale “Museo – Centro studi per le Comunicazioni”. Pertanto, ribadiamo ancora una volta l’importanza di tali strutture tecnologiche nel contesto del Colle Sant’Anna. Un’area di straordinario interesse storico-archeologico, naturalistico e paesaggistico. Un patrimonio rilevante che costituisce, rappresenta una parte fondamentale dell’identità culturale della città di Caltanissetta. Un bellissimo altopiano verde, custode di biodiversità, che domina la città e da cui è godibile una veduta a 360 gradi della Sicilia Centrale. In conclusione, Italia Nostra propone, supporta la proposta di apposizione di un vincolo etnoantropologico sull’area e sulle strutture architettoniche e tecnologiche di Colle Sant’Anna, a Caltanissetta. Questo, insieme ad una variante urbanistica per la titolazione dell’area a “Parco naturalistico ed etnoantropolologico”.