venerdì 17 luglio 2009

RICORDO, SONO MORTO IN UN MOMENTO...

Il 9 luglio scorso, mentre ero in Spagna a farmi una gran padellata di affari miei, Dario Monferini ha pubblicato, sulla lista "PlayDX2003", ospitata da Yahoogroups, la notizia della mia morte che sarebbe avvenuta nel tragico disastro ferroviario della stazione di Viareggio. Mi trovavo, secondo lui, nel posto sbagliato e al momento sbagliato.

Naturalmente, nel pubblicare la notizia, non si è neanche preoccupato di verificarla. Gli è bastato che un Gianluca Paoletti qualsiasi gli scrivesse che io ero ormai diventato il caro estinto, lui se l'è bevuta e paff, eccomi lì, cadavere composto in decomposizione, o, si veda il caso, buttato dentro quattro assi di legno con la sola pietà di un lenzuolo perché l'esplosione avrebbe fatto di me un "cosa-resta-di-me".

Sono vivo, e visto che Monferini ha il brutto vizio di girare alla sua comunità di adepti (a cui non appartengo perché non vorrei mai far parte di un gruppo che avesse tra i suoi membri uno come me, come diceva Groucho Marx) le mail private che riceve, avrebbe fatto bene anche ad informarmi che ero morto, così, almeno, lo avrei saputo anch'io.

E invece no, si è tenuto la notizia solo per la sua Chiesa. Ingrato.

Però morire scoccia un pochino. Soprattutto perché a morire, e Monferini lo sa molto bene, non sono io, ma il radioascolto italiano.

I personaggi che hanno fatto il bello e il cattivo (soprattutto il cattivo!) tempo negli anni '70 e '80 in Italia, sono ormai ridotti a mummie, a corpi senza vita sbiancati con il tipico colorito avorio cinese, fantasmi di se stessi, ormai ostinatamente inchiodati a quello che non c'è più.

Questa gente è stata spazzata via in un minuto dalla rete. E' gente vecchia, decrepita nel modo di pensare e di agire, talmente chiusa nel proprio piccolo mondo antico da apparire come una comica di Buster Keaton (lui sì, buonanima...).

Il mondo cambia, si trasforma, e loro sono rimasti ai tempi del Dolce Forno Harbert, sembrano i vecchi giradischi della Lesa che qualcuno si ostina ancora a vendere nelle fiere e nelle mostre mercato del radioamatore e dell'elettronica.

Internet ha dato il colpo di grazia finale a questi monomaniaci della Olivetti Lettera 22 che si chiudevano il sabato sera a reedigere un bollettino che avrebbero spedito il lunedì riciclando i francobolli usati e passandoci sopra una mano di Coccoina trasparente.

Internet ha permesso, finalmente, di liberarci da questi accentratori inguaribili di megalomania (e ve lo dice uno che di egocentrismo se ne intende!) che continuano a stampare un assurdo bollettino trimestrale pensando che le notizie, dopo tre mesi, siano ancora di interesse, che pensa che sia importante che il mondo sappia che loro hanno vinto un piatto di ceramica dell'artigianato romeno partecipando al concorso "Scopri anche tu la bella Romania di Ceausescu!"

La Rete ha definitivamente messo sotto scacco i presidenti, i vice-presidenti, i collegi dei probiviri, le riunioni a base di tramezzini surgelati e acquetta minerale per decidere come organizzare la prossima assemblea generale dei soci, e deliberare di offrire una targa omaggio agli amici della Radio Vaticana a nome del Comitato di Difesa e dell'Osservatorio (osservano, osservano...) delle trasmissioni in lingua italiana, che sono sparite dalla faccia della terra anche quelle.

Internet ha fatto piazza pulita di questo e di molto altro.

Questa gente, se vuole sopravvivere, deve pagare la tangente alla Microsoft per poter usare Outlook Express, software ignobile solo a guardarlo, e lo sa anche un bambino, deve usare Windows per forza perché se no è tagliata fuori, e magari se se lo copia di frodo è anche contenta perché così può dire "Ma guarda che figata che ho fatto!"

Internet è software libero, è open source, è crittografia, è privacy, è protezione e tutela dell'anonimato come diritto, è Linux, è Skype e protocolli di voce istantanei, è blog, è possibilità di crearsi un dominio, metterci su delle pagine per diffondere le proprie idee e le proprie passioni, fossero anche le magnate pantagrueliche della "Vuelta de la pegatina del Chorizo de Pamplona".

Ma questa gente non sa neanche, quando va bene, cosa sia un software FTP, o cosa sia un formato proprietario è per questo che è alla canna del gas e si fa fare i siti dagli altri o mette in linea documenti che nella migliore delle ipotesi non leggerà nessuno. Da Milano a Camaro Inferiore il panorama non cambia.

Sono persone, queste, che si rendono perfettamente conto di non poter più essere in vetrina, e allora si contentano degli scaffali, come le rimanenze nei negozi di merceria.

E' come aver bisogno del respiratore artificiale. Se qualcuno stacca la spina questi sono belli che andati.

Questi sopravviventi e non sopravvissuti del radioascolto che fu sono persone paurose. Hanno bisogno di blindare le liste di discussione e di aprirle solo a chi dicono loro, perché se i contributi viaggiano incontrollati poi la gente può scrivere quello che vuole, magari criticarci, magari dare una notizia sbagliata e no, non va bene, le notizie sbagliate le diamo noi, ma non sulla radio, sull'esistenza in vita degli altri. Sono i morti viventi che dichiarano che io sono morto, ed è roba che mette i brividi.

La rete fa paura perché la rete è memoria. E' memoria del fatto che questi personaggi, vedendosi negata ogni visibilità, hanno collaborato con l'emittente di Stato Iraniana per l'estero e sappiamo benissimo quale sia il ruolo dell'informazione di Stato di Teheran nella diffusione delle notizie su ciò che avviene davvero all'interno di quel paese. C'è chi concede interviste a Radio Cina Internazionale, pur di poter rimanere a galla. Non c'è nulla di diverso da chi andava in Cecoslovacchia ospite del Gustav Husák di turno e della sua propaganda travestita da "Noi agli ascoltatori, gli ascoltatori a noi".

Solo che ora ce lo ricordiamo, e questa gente non potrà più nascondere la spazzatura sotto il tappeto.

L'ex segretario dell'EDXC è stato costretto a blindarsi in un sito in cui vige una normativa sul Copyright estremamente restrittiva. E Internet continua a viaggiare attraverso le licenze Creative Commons. Nell'epoca dei voli low-cost è come continuare a ostinarsi a voler andare a dorso di mulo. E' roba da Medioevo.

Italradio è un dominio in cui ci si chiede ancora se Real Radio potrà mai sostituire le onde corte. E si fanno anche dei sondaggi di opinione per questo! Mentre loro sono lì che si interrogano se Internet potrà mai sostituire i 49 metri in cui trasmetteva la Deutsche Welle, la Deutsche Welle è disponibile in internet in streaming e in podcast, la gente non solo può ascoltare la radio in diretta, ma portarsi a spasso i programmi che le piacciono di più, basta un lettore di MP3, e ascoltarseli all'ora che vuole. Questa è la realtà. E loro hanno un osservatorio, continuano ad osservare, osservare, osservare, e l'unica cosa che osservano è che chiude Radio Serbia in italiano. Gliene frega qualcosa a qualcuno di Radio Serbia in italiano?? No.

E' per questo, probabilmente, che il 9 luglio 2009 sono morto.

Valerio Di Stefano

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